E il naufragar m'è dolce in questo mare ...

martedì 4 settembre 2012

Scrivere.

Ultimamente scrivo, scrivo tanto.
Scrivo storie, scrivo sogni, scrivo momenti.
Scrivo più che posso.
Scrivo sui quaderni, scrivo sui fogli, scrivo sul pc.
Scrivo perchè ho bisogno di compagnia.
Scrivo perchè non c'è nessuno con cui posso parlare.
Scrivo perchè ho bisogno di un amico, e allora lo cerco in un quaderno, in un foglio o in una penna.
Scrivo perchè la carta non tradisce.
Scrivo perchè è l'unico modo che ho per sputare quello che ho dentro.


mercoledì 4 luglio 2012

Nesuno si salva da solo.

Se stai per affogare il bagnino deve venirti a prendere.
Se una nave affonda altre navi devono recuperare i superstiti.
Se un aereo cade ha bisono delle coordinate per un atterraggio d'emergenza.
Se vai in depressione hai bisono di uno psicologo e di antidepressivi.
Se diventi pazzo hai bisogno di uno psichiatra.
Se ti viene un mini-infarto hai bisogno di un cardiologo.
Se ti fa male un dente hai bisogno di un dentista.
Se non capisci niente di matematica ha bisogno di ripetizioni o di qualcuno che ti faccia copiare.
Nessuno si salva da solo e questo io lo so bene.
Tutti hanno bisogno di un'ancora, di qualcuno a cui appoggiarsi.
E io mi appoggio, e forese è questo il mio difetto.
Io mi abbandono totalmente alla persona che mi sta accanto perando che mi trascini in salvo mentre questa, spesso, mi butta solo giù.


martedì 3 luglio 2012

Sempre.


Sempre.
"Sempre" è una parola grossa ma con lui mi pareva meno importante e, addirittura, nemmeno troppo impegnativa.
Con lui "sempre" non era solo un mastodontico vocabolo, ma qualcosa di più quotidiano.
Con lui "sempre" era roba di tutti i giorni e non occasionale.
Il modo in cui mi guardava negli occhi era "sempre".
Il modo in cui mi accarezzava era "sempre".
Il modo in cui posavo la sua mano sulla mia guancia per tenerlo su di me era "sempre".
Il modo in cui mi baciava era "sempre".
Il modo in cui si prendeva cura di me era "sempre".
Il modo in cui mi faceva sdraiare sulle sue ginocchia quando ero stanca era "sempre".
Il modo in cui mi abbracciava era "sempre".
Il modo in cui facevamo l'amore era "sempre".
Con lui mi sembrava sempre di raggiungere l'infinito e farci un tuffo dentro e immergermici fino alla testa.
Con lui tutto era "sempre".
Una certezza.
Una carezza protettiva.
Un infinito senso di pace.
Casa.
Lui era il mio "sempre".
Lui era il mio uomo.
Mi strinse forte tra le braccia e me lo disse in un orecchio.
«Sempre, piccola mia».
Non potei fare a meno che sorridere.
Sempre.
Era inevitabile.
Sorridere, intendo.
Con lui non si poteva fare altro che sorridere.
Presi la sua mano e la posai sulla mia guancia, vicino alle mie labbra, per trattenere un po' di quel sapore nella pelle e un po' di quel profumo nelle ossa.
per poterlo ricordare sempre.
Chiuso gli occhi mentre lui posò le sue labbra tra i miei capelli.
Sempre.